L'innovazione

Con la fine del XIX secolo, la tradizione decorativa locale, denominata dagli storici “Vecchia Mondovì”, entra in crisi. La produzione monregalese si apre e si adegua ad un gusto diffuso ed alle influenze delle grandi correnti artistiche del Novecento, in primis Liberty, Decò e Futurismo. Cambia lo stile, ma la creatività dei decoratori di Mondovì saprà mantenere una qualità ed un’inventività sempre molto alta, sempre molto apprezzata dal mercato anche internazionale, come dimostra l’apertura di un magazzino di vendita a New York della Richard Ginori destinata a soddisfare le richieste del mercato nord-americano.

Tuttavia, seppur con modalità diverse, le manifatture monregalesi si sforzano di affiancare alla produzione più seriale una più pregiata, spesso costituita da pezzi unici dipinti da pittori locali su commissione: sono portavasi, anfore, oggetti d’arredo, pezzi da parata e da esposizione decorati in sintonia con il gusto dominante, ma dove non mancano soggetti di sapore ancora ottocentesco.

Tra gli artisti impegnati ricordiamo Pietro SiccardiAngelo Bosio (1860-1946) e  Agostino Bosio (1906-1942), Giovanni Bevilacqua (1890-post 1936).

 La tendenza al pezzo d’autore prosegue negli anni con Davide Siccardi (1916-1995), Beppe Sciolli (1899-1976), Marco Lattes (1914-1999), Maria Grazia Occelli (1921-2011), Arnaldo Colombatto (1920-1988) ed Andrea Contri (1925-2011), che ricoprirono incarichi direttivi nel settore del decoro presso le principali fabbriche.

Un discorso a parte meritano  la produzione ceramica di Nino Fracchia (1888-1950) e di Ego Bianchi (1914-1957), entrambi artisti poliedrici ed in grado di spaziare dalla pittura all’architettura alla grafica.

Le opere in ceramica a firma di Fracchia, per lo più databili alla seconda metà degli  Quaranta, sono scorci di paese tratteggiati con incisiva semplicità, scene campestri e momenti di festa in bilico tra eclettismo, liberty e futurismo, che riecheggiano le sue originali invenzioni per la cartellonistica.

Per Ego Bianchi il discorso verte intorno allo sperimentalismo più spinto, che dallo studio degli impressionisti approda al post-cubismo e che nella ceramica avrà modo di esprimersi completamente ad Albissola nell’atelier di Tullio Mazzotti.  A Mondovì nel 1950 per Marco Levi (1910-2001), proprietario dello storico marchio Besio, cuoce vasi, anfore e oggetti dalle forme semplici, quasi primitive, lavorati con le mani e decorati  con soggetti di forte pregnanza e contenuto, che poco lasciano al decorativismo gratuito.

 

Chiuse una dopo l’altra tutte le fabbriche che avevano fatto la storia della ceramica monregalese,  - l’ultima, la Besio di Marco Levi, cessò l’attività a livello industriale nel 1979-, la “Vecchia Mondovì” ha continuato per un certo periodo a vivere nel lavoro di un gruppo di motivati artigiani: Giuliana Barattero, Renata Garelli, la Ceramica Sivestrini di Villanova Mondovì, erede della prestigiosa tradizione chiusana, dalla quale ha preso avvio anche lo scultore Walter dell’Anese.

 

 

Attualmente sono in attività la ditta “Besio 1842” di Gianni Rovea e Luisa Manassero–che prosegue la tradizione della Besio-, le Botteghe Chius’Arte di Chiusa Pesio e la nostra Associazione “Ceramica Vecchia Mondovì”.