La nascita

Dagli inizi dell’Ottocento Mondovì ed il territorio circostante conoscono il progressivo affermarsi dell’industria della ceramica, che andò via via soppiantando le produzioni precedenti, in particolare quella della seta.

In città, con alterne vicende, avviano la produzione di manufatti d’uso quotidiano ad impasto dolce e di basso costo i savonesi Benedetto Musso (1814) e Giuseppe Besio (1841), i fratelli Tomatis (1846), Giovanni Battista Magliano (1850), Lorenzo Montefameglio (1859), i fratelli Messa (1860), Lorenzo Beltrandi (1884), la Società Ceramica Italiana Richard Ginori (1897), Edoardo Barberis (1898).

Esperienze analoghe si verificano nei comuni limitrofi di Chiusa Pesio, dove troviamo Giuseppe Barberis (1836) prima e i Fratelli Gabutti  (1866) poi, di Villanova Mondovì, dove impiantano uno stabilimento Annibale figlio di Benedetto Musso (1851) e i Fratelli Salomone (1876), di Vicoforte e di Mombasiglio.

L’industria ceramica monregalese, a partire dai primi anni dell’800, inizia a ricoprire un ruolo importante sul territorio nazionale. Il mercato di riferimento era quello della piccola borghesia di provincia, ma già dalla seconda metà dell’Ottocento e poi per tutto il XX secolo il mercato si amplia in termini numerici ed abbraccia anche le fasce più popolari.

 

È questo mercato “popolare” a richiedere un campionario decorativo che abbia collegamenti con le “cose” quotidiane, che possa dare allegria e vivacità alla tavola. Nascono così le decorazioni con animali, fiori, paesaggi, figure, eseguite con colori molto vivaci e un tratto pittorico essenziale ed immediato, spesso eseguito a più mani per poter ottenere una produzione più veloce. Questo tipo di prodotto è abbastanza comune in buona parte delle manifatture che operarono nel territorio di Mondovì, dalla Musso alla Besio, dalla Richard Ginori alla Vittoria, da Beltrandi alla Gabutti (poi Ceramiche Piemontesi) di Chiusa Pesio. La “Ceramica Vecchia Mondovì” è caratterizzata da decori semplici, di gusto popolare, stesi con poche e rapide pennellate dai colori vivaci.

La decorazione interessa anche il bordo dell’oggetto, la tesa, ingentilito dai tipici merletti traforati ottenuti con spugne intagliate, dove predomina un tonalità squillante di blu a base di solfato di cobalto.

Nessuna fabbrica detiene il monopolio di un tipo di decorazione o di una tipologia d’oggetti: tutte producono gli stessi manufatti e utilizzano le stesse decorazioni, così come richiedeva il mercato.

Le forme più in uso sono certamente i piatti, venduti singolarmente o in grossi servizi da tavola, decorati in sottovetrina con colori vivaci ed accattivanti. Si caratterizzano spesso per la presenza di bordi blu cobalto, realizzati con l’uso di spugne intagliate, che donano l’aspetto di un pizzo o di un merletto.

Le decorazioni sono perlopiù eseguite a mano, in una gamma di colori abbastanza ampia, ottenuti con ossidi metallici mescolati ad acqua: i blu, nelle varie tonalità che vanno dal cobalto all’azzurro, i rossi, i verdi, i gialli e il manganese per i contorni e le scritte.